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Comisano ucciso dall’amianto in Aeronautica: la verità che nessuno voleva dire. Ora la sentenza e il risarcimento alla famiglia

21 novembre 2025 alle ore 14:13
Cosa c'entra Comiso

La storia di B.B., morto a causa dell'amianto, tocca corde profonde a Comiso, territorio che conosce bene la presenza militare.

Comisano ucciso dall’amianto in Aeronautica: la verità che nessuno voleva dire. Ora la sentenza e il risarcimento alla famiglia

Per tutta la vita aveva portato con orgoglio l’uniforme dell’Aeronautica. Era partito da Comiso, appena diciannovenne, con l’entusiasmo di chi sente forte il richiamo del dovere. E fino all’ultimo giorno non aveva mai smesso di credere di star servendo il Paese.
B.B., elicotterista e macchinista, ha dedicato quasi trent’anni al servizio militare, tra manutenzione, attività tecniche e operazioni di volo, soprattutto nella base di Trapani Birgi. Non sapeva – o non immaginava fino in fondo – che ogni giorno respirava un nemico silenzioso. La notizia è stata lanciata dall’agenzia Ansa.

Quel nemico aveva un nome: amianto.
Accanto ad esso, un mix di sostanze tossiche che nessun militare avrebbe mai dovuto sfiorare: idrocarburi, solventi clorurati, campi elettromagnetici, radiazioni, perfino uranio impoverito.

Oggi, dopo una lunga battaglia giudiziaria, la verità è scritta nero su bianco:
la sua morte non è stata una fatalità. È stata una responsabilità dello Stato.

Il Tribunale di Palermo condanna il Ministero: oltre 900 mila euro ai familiari

La sentenza è ora definitiva. Il Ministero della Difesa è stato condannato a risarcire la moglie M.C. e i due figli F.B. e A.B. con una cifra che supera i 900 mila euro.
Al danno subito dalla famiglia seguirà inoltre una distinta liquidazione per il danno subito dallo stesso militare, riconosciuto come vittima di esposizione a sostanze letali dovute alle condizioni di servizio.

B.B. era morto nel 2019, a soli 60 anni, a causa di un carcinoma renale aggressivo, una malattia che, secondo il Tribunale, è stata “determinante conseguenza” della prolungata esposizione alle fibre d’amianto e ad altri agenti tossici.
Il Ministero aveva già riconosciuto, in passato, che la sua esposizione fosse “dipendente da causa di servizio”. Ma questo non è bastato a proteggerlo in vita, né a evitare la tragedia.

Per la famiglia, questa sentenza non è una vittoria, perché nessuna somma potrà restituire un marito, un padre, un uomo che ha dato tutto allo Stato fino all’ultimo giorno.

Per anni la famiglia ha atteso risposte, si è scontrata con silenzi e rimpalli. Oggi può almeno dire che giustizia è stata fatta.

Un caso che parla anche al territorio: Comiso e la memoria dei servitori dello Stato

A Comiso la storia di B.B. tocca corde profonde.
In un territorio che conosce bene la presenza militare, che ha vissuto stagioni di basi NATO, attività aeronautiche e trasformazioni del tessuto sociale, la vicenda di questo lavoratore dell’Arma diventa simbolo di qualcosa di più grande.

“Quando si serve lo Stato, lo Stato deve servire te”: il significato della sentenza

La decisione del Tribunale di Palermo non è solo un risarcimento economico.
È un riconoscimento morale.
È una verità che nessuno potrà più negare: chi ha servito il Paese in condizioni pericolose, senza adeguate protezioni, ha diritto alla tutela e al rispetto.

L’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha sostenuto la battaglia legale, parla di una sentenza “storica”.
E lo è davvero, perché afferma un principio semplice ma fondamentale: se un militare rischia la vita per lo Stato, lo Stato deve fare di tutto per impedirgli di perderla inutilmente. La foto che accompagna questo articolo è stata generata dall’Ai ed è solo rappresentativa.