Sac e gestione aeroporti tra proclami e realtà: liquidi vietati a Catania nonostante i nuovi scanner, immobilismo su Comiso e governance
A Comiso, lo sviluppo dell'aeroporto è bloccato da questioni politiche e da una gestione centralizzata, causando perdite economiche significative per il territorio.

Mentre la SAC si compiace della vetrina su Forbes Italia, vantando una gestione “visionaria” degli aeroporti di Catania e Comiso, i viaggiatori siciliani continuano a scontrarsi con una realtà ben più amara fatta di disagi quotidiani, restrizioni anacronistiche e uno stallo politico che sta soffocando ogni prospettiva di sviluppo, soprattutto per lo scalo ibleo.
Scanner di ultima generazione, ma software non aggiornati: liquidi ancora vietati a Catania
Nonostante l’aeroporto di Catania sia tra quelli inseriti nella lista europea degli scali dove è possibile portare nel bagaglio a mano liquidi in quantità superiori ai canonici 100 ml, di fatto questa possibilità resta sulla carta. A bloccare l’aggiornamento delle regole è il software degli scanner di ultima generazione Edscb-C3, ancora in attesa di certificazione da parte delle autorità comunitarie.
La SAC lo ha ammesso candidamente spiegando che “pur essendo di ultimissima generazione tecnologica”, le apparecchiature non possono operare secondo le nuove direttive perché il software è “in fase di ricertificazione”. Risultato? I passeggeri devono continuare a separare e impacchettare flaconcini da 100 ml, come dal 2006.
Questa la dichiarazione ufficiale: “Avviso ai passeggeri. In riferimento alle recenti normative comunitarie che consentono l’esenzione dai controlli sui liquidi superiori a 100cc nel bagaglio a mano, occorre precisare per tutti i passeggeri in partenza dal nostro scalo, che l’ attuale esenzione è legata all’utilizzo di macchinari per il controllo dei bagagli a mano (scanner EDSCB-C3) prodotti da una specifica ditta e dotati di un software certificato a livello europeo.
Le nostre apparecchiature, pur essendo di ultimissima generazione tecnologica, utilizzano un software che è attualmente in fase di un processo di ricertificazione da parte delle autorità comunitarie competenti. Pertanto, fino al completamento di tale iter attualmente in corso, le regole per il trasporto di liquidi nel bagaglio a mano per i passeggeri in partenza da Catania restano invariate”.
Una situazione che penalizza non solo i viaggiatori, ma anche i tanti piccoli commercianti siciliani: chi vuole portare con sé un liquore artigianale, un olio tipico, una crema di pistacchio o un profumo locale è costretto a rinunciare oppure a ricomprarlo (a caro prezzo) nei duty free dello scalo. Una restrizione che rappresenta un danno concreto all’economia locale e una beffa per chi si aspetta, da un aeroporto che si proclama “porta della Sicilia nel mondo”, almeno l’allineamento agli standard europei.
Comiso ostaggio della SAC: immobilismo, governance bloccata e 100 milioni l’anno persi
Ma se a Catania ci si scontra con l’inefficienza tecnologica, a Comiso il problema è ancora più profondo: è politico. Lo denuncia apertamente Sicindustria Ragusa: “Il territorio perde oltre 100 milioni di euro l’anno per colpa del mancato sviluppo dello scalo”. Una cifra che pesa come un macigno e che evidenzia il vuoto strategico con cui viene (non) gestito l’aeroporto ibleo.
Il processo di privatizzazione della SAC è fermo. La governance è bloccata, rinviata da mesi per le solite spartizioni politiche tra centrodestra, Forza Italia e Fratelli d’Italia. “Una mera e pura spartizione di potere”, accusa senza mezzi termini il deputato regionale del PD Nello Dipasquale, denunciando un centrodestra che controlla oltre l’80% dell’assemblea dei soci SAC e che non riesce nemmeno a nominare un consiglio d’amministrazione.
Nel frattempo, l’aeroporto di Comiso sopravvive con poche rotte stagionali e una proiezione di appena 350 mila passeggeri annui, ben lontana da quell’obiettivo di un milione che il territorio chiede da anni. Mentre Trapani ha attivato una società regionale per lo sviluppo dell’aeroporto, a Comiso si resta prigionieri di una gestione centralizzata che tiene in ostaggio l’intera provincia di Ragusa.
Le imprese si ribellano: “Non possiamo più subire”
Anche Confcommercio Ragusa, attraverso il presidente provinciale Gianluca Manenti, lancia l’allarme: “Ci troviamo davanti a due questioni non più rinviabili: lo sviluppo dell’aeroporto di Comiso e il rinnovo della governance della Camera di Commercio del Sud Est. Non possiamo più subire. Serve una visione concreta, come quella sperimentata a Trapani. Serve una Camera rinnovata, rappresentativa, capace di incidere sulle scelte strategiche”.
Il messaggio è chiaro: basta immobilismo, basta giochi politici sulle nomine, basta trattare il Sud Est siciliano come una periferia da sopportare. La Sicilia orientale ha bisogno di infrastrutture funzionanti, di strategie industriali vere, di governance capaci e di una società aeroportuale che pensi allo sviluppo, non alla conservazione del potere.
Meno Forbes, più fatti
Finché lo scalo di Catania continuerà a vantarsi di sostenibilità e prestigio internazionale senza riuscire a far passare un flacone da 150 ml ai controlli, e finché l’aeroporto di Comiso sarà gestito come un’anomalia da tenere in vita il minimo indispensabile, ogni retorica sulla “centralità del territorio” e sulla “porta della Sicilia verso il mondo” resterà solo una vetrina patinata per le riviste patinate.