L'estate ragusana non è più di moda e la colpa non è dei turisti
Si pensava che Comiso fosse un vero aeroporto.

L’estate ragusana non è più di moda e la colpa non è dei turisti
Anche se non ci sono dati ufficiali, sembra proprio che la stagione turistica stia andando male. Le nostre città e le nostre spiagge non sono assolutamente piene come ci si attendeva. Dopo luglio, gli operatori turistici aspettavano almeno il tutto esaurito nel mese in cui la stragrande maggioranza dei lavoratori italiani prende le ferie, invece nella settimana che precede quella di Ferragosto rimane tutto come prima.
Mancano soprattutto stranieri (tra poco inizieranno le lezioni a scuola in vari Paesi europei) e turisti del Nord Italia, un po’ come lamentato in diverse zone d’Italia. Si dice che sia finito “l’effetto Montalbano” e che il ceto medio, cui appartiene la maggioranza dei consumatori, non abbia più soldi a sufficienza per concedersi una degna vacanza. Si opta per brevi soggiorni, neanche troppo lontani da casa.
Il caro-vita è ormai un dato di fatto. Nel ragusano tutto costa di più: una cena o una colazione al bar è pari alle località turistiche per eccellenza. Vedere un papà sconsolato che in rinomato bar della zona ha sborsato 26 euro per 4 granite con panna e altrettante brioche al tavolo è roba che neanche ai Navigli. E vi assicuro che a Milano ci sono un paio di posti dove la granita è al pari di quella servita a Messina o ad Acireale, tanto per citare due delle città dove si gustano le migliori colazioni estive dell’Isola. Alcuni gestori di locali pubblici hanno capito di avere esagerato e hanno rivisto il listino prezzi: non potevano pensarci prima?
Ritrovarsi da soli, in diverse giornate d’inizio agosto, nella chiesetta di San Nicolò a Modica, nella villa del Tellaro tra Noto e Pachino e nella grotta delle Trabacche a Ragusa, tanto per citare alcuni esempi, è inoltre sinonimo della mancanza di promozione degli scrigni meno conosciuti. Se è già difficile intercettare turisti per fare affollare le nostre spiagge in un territorio nazionale che ha circa 8mila chilometri di costa, se gli eventi culturali e musicali brulicano ovunque, la differenza potrebbero farla anche i luoghi i meno battuti ma ugualmente affascinanti, da inserire nella lista del proprio tour ideale, accanto alle chiese e ai monumenti barocchi Patrimonio dell’Umanità.
I trenini turistici, che per pochi euro compiono un giro frettoloso e poco esaustivo dei posti di maggiore interesse, nella realtà tolgono sbigliettamento ai tanti tesori laterali alle strade principali. Molti si accontentano di fotografare con il cellulare ricordi che saranno cancellati in fretta per non intasare la memoria del telefonino, senza sapere che a pochi metri di distanza si trovano posti che fanno veramente la differenza tra questa e l’altra città.
Il turismo è cambiato, noi no. Pensavamo che bastassero il mare, le scalinate, il buon cibo. Pensavamo che il commissario di Camilleri portasse persone a Scicli e a Punta Secca in eterno. Pensavamo che Comiso fosse un vero aeroporto e che l’autostrada fino a Modica fosse sufficiente a servire il resto del territorio. Ci siamo sbagliati e il brutto è che non abbiamo uno straccio di alternative. Occorre pensare sin d’ora a programmare l’estate 2026 o tra un anno sarà ancora peggio.