Comiso News Logo
Pubblicità
Advertisement

Tra parola e silenzio: “Diceria dell’untore” chiude il Festival "L'ingegnere di Babele" a Comiso

3 luglio 2025 alle ore 14:03
Tra parola e silenzio: “Diceria dell’untore” chiude il Festival "L'ingegnere di Babele" a Comiso

Con uno degli appuntamenti più intensi e attesi, il Festival L’ingegnere di Babele si avvia alla conclusione. Il 4 e 5 luglio, alle ore 21, va in scena presso la Fondazione Gesualdo Bufalino di Comiso lo spettacolo teatrale “Diceria dell’untore”, adattamento di Giuseppe Ferlito e regia di Giampaolo Romania, tratto dal celebre romanzo di Gesualdo Bufalino. L’ingresso è gratuito, ma l’emozione è garantita.

È una chiusura potente e simbolica, che affonda nelle radici più intime dello scrittore comisano, portando in scena uno dei suoi testi più densi e lirici. Pubblicato nel 1981, Diceria dell’untore è un romanzo-meditazione sulla morte e sulla sopravvivenza, nato dall’esperienza autobiografica di Bufalino nel sanatorio della Rocca a Palermo, dove nel 1946 fu ricoverato per una grave forma di tubercolosi.

Teatro e letteratura si fondono in questo spettacolo che restituisce tutta la forza della scrittura bufaliniana, fatta di eleganza, introspezione e struggente poesia. Sulla scena si respira il tempo sospeso del dopoguerra, la presenza costante della morte, e al contempo l’ostinata, ostinata voglia di vivere. Una confessione laica e visionaria, in cui la parola diventa voce, e la voce diventa carne.

«Questo spettacolo è un atto d’amore verso Bufalino – dichiara il regista Giampaolo Romania – ma anche una riflessione universale su cosa significa vivere quando si è sopravvissuti. È il peso della memoria, ma anche la grazia della parola che salva.»

Un lavoro già accolto con entusiasmo nei teatri italiani, e che a Comiso acquista un significato ulteriore: è qui che Bufalino è nato, è qui che ha lasciato il suo testamento culturale, ed è qui che il pubblico lo riscopre, ancora una volta, nella sua grandezza di scrittore e di uomo.

«Con questo spettacolo – spiega Giuseppe Digiacomo, presidente della Fondazione Bufalino – aggiungiamo un tassello importante al percorso del Festival: riportare l’attenzione non solo sull’opera dello scrittore, ma sul linguaggio stesso, sulle sue trasformazioni, sulle contaminazioni tra parola scritta, immagine, suono e gesto.»

Ma il Festival non si ferma qui. L’ingegnere di Babele prosegue fino al 31 luglio con la mostra “Poesia del visibile. Bufalino per Guccione”, un omaggio all’amicizia e al dialogo tra il grande scrittore e il maestro della pittura Piero Guccione. Un incontro di sensibilità e visioni, tra letteratura e arte, ospitato presso la Galleria della Fondazione (visitabile tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 18 alle 21).

Il Festival, promosso dalla Fondazione Gesualdo Bufalino con il sostegno di istituzioni e sponsor privati, ha attraversato in questa edizione linguaggi diversi – dalla musica al teatro, dai convegni alle arti visive – riuscendo a dare forma a un’idea di cultura viva, trasversale, capace di guardare al passato con occhi rivolti al futuro.

© Riproduzione riservata