Il tropicale pesce chirurgo ha scelto il mare ibleo
Uno studio ha confermato l'avvistamento del pesce chirurgo grazie alla collaborazione con il Museo civico di Storia naturale di Comiso, diretto da Gianni Insacco.

Il tropicale pesce chirurgo ha scelto il mare ibleo
Ricordate il granchio blu, il crostaceo alieno che circa tre anni fa mise a dura prova le celebri produzioni dei coltivatori di molluschi tra le coste dell’Alta Romagna e il Veneto, divorandone tutto il novellame? La minaccia, già nota dal 2017, è stata, almeno in parte, sventata. Oggi c’è chi pesca i carapaci color cobalto e li spedisce in Corea del Sud, dove sono molto apprezzati, e gli Stati Uniti.
Non solo. C’è chi ha pensato bene di sfruttare la polpa del Callinectes sapidus per farne cibo per cani e gatti. L’iniziativa è del Consorzio polesano “Fil Blu”, in collaborazione con le Università di Milano e Padova e con il consorzio dei pescatori del Polesine affiliato a Confcooperative, unitamente alla startup Feed from Food, azienda veneta di petfood e a una catena di negozi specializzati. La sperimentazione è stata avviata un anno fa, grazie all’acquisto di macchinari sofisticati, idonei alla trasformazione del granchio blu in patè da somministrare agli animali da affezione. Il prodotto, già testato, sta per essere immesso nei circuiti di vendita italiani al prezzo di 1,75 euro circa a confezione. Il ricavato dalla vendita sarà inizialmente reinvestito per l’acquisto di un ulteriore macchinario, necessario a trasformare il granchio in farina.
Il granchio blu è una delle tante specie invasive, originaria dell’Oceano Atlantico, che sono riuscite a entrare nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, probabilmente portata con le acque di zavorra (l’acqua immagazzinata nello scafo delle imbarcazioni per mantenerle stabili) delle navi cargo. La sua è una delle tante storie che ruotano attorno ai cambiamenti climatici, in quanto ormai il Mediterraneo presenta per diversi mesi l’anno le simili temperature dei mari tropicali.
Anche per il nostro mare c’è una novità: la presenza del pesce chirurgo pinna gialla (Acanthurus xanthopterus). Il sito geopop informa che un anno dopo il suo primo avvistamento, proprio nelle acque antistanti la costa ragusana (Torre di Mezzo), uno studio pubblicato sulla rivista scientifica BioInvasions Records ha confermato la bontà della segnalazione, avvenuta grazie alla collaborazione con il Museo civico di Storia naturale di Comiso, diretto da Gianni Insacco.
Il pesce chirurgo pinna gialla è stato immortalato nel celeberrimo film d’animazione “Alla ricerca di Nemo” (2003), anzi è stata. Si tratta di Dory, la simpaticissima ancorché smemorata amica di Marlin, il pesce pagliaccio che cerca il figlioletto per quasi tutto il lungometraggio.
Sapere che i simili di Dory vivono nel nostro mare è un altro segno del cambiamento epocale che durerà chissà ancora per quanti secoli. Il pesce chirurgo è innocuo per l’uomo, al contrario di altre specie avvistate, come il pesce scorpione. La sua origine è del mare Indo-Pacifico, adesso una colonia sta per prendere possesso del Canale di Sicilia.