Stop al Ponte Stretto: ora ridateci i soldi per la Siracusa-Ragusa-Gela
L'articolo menziona che la provincia di Ragusa aspetta di potenziare l’aeroporto di Comiso e favorire turismo e logistica.

La recente decisione della Corte dei Conti di non concedere il visto di legittimità alla delibera che avrebbe finanziato il Ponte sullo Stretto di Messina ha innescato un nuovo fronte di rivendicazioni per le regioni del Sud, in particolare per la Sicilia. Per la provincia di Ragusa e l’intero Sud-est isolano, la questione assume un valore simbolico e concreto: si tratta di fondi che, secondo esponenti politici e sindacali, non sono stati utilizzati per la rete infrastrutturale realmente necessaria, ma “dirottati” verso opere più mediatiche, come appunto il ponte.
Tra le opere delle quali è da tempo evidenziata la criticità c’è la Autostrada Siracusa‑Gela, tratto Modica-Scicli compreso: un progetto strategico per il collegamento del territorio ibleo che da anni languisce, nonostante decine di milioni di euro già stanziati. Nel febbraio 2022 la Regione Siciliana annunciava un finanziamento di 350 milioni di euro per il lotto Modica-Scicli. Eppure, ad oggi, la realizzazione è rimasta ferma, il costo stimato ha quasi raddoppiato e le risorse non sembrano più garantite.
Il deputato nazionale Filippo Scerra (M5S) non ha perso l’occasione per collegare direttamente lo stop al Ponte con la sottrazione di risorse alle infrastrutture siciliane:
«La bocciatura del Ponte sullo Stretto conferma che quell’opera non si farà mai … I siciliani hanno bisogno di altro. Per questo torno a chiedere la restituzione delle somme sottratte ai siciliani: 1,3 miliardi di euro dai fondi destinati a sviluppo e coesione … Con quei soldi completiamo la Siracusa-Gela, realizziamo le infrastrutture di cui la Sicilia ha veramente bisogno».
In provincia di Ragusa in particolare, il segretario della CGIL Ragusa, Giuseppe Roccuzzo, aveva definito la situazione del lotto Modica-Scicli un vero e proprio “scippo” infrastrutturale: i 350 milioni stanziati sono «dirottati altrove», mentre oggi servirebbero circa 640 milioni per avviare l’opera.
La dinamica è la seguente: lo stanziamento iniziale viene approvato, ma non speso entro i termini; il progetto esecutivo subisce ritardi; il costo aumenta; parallelamente altre opere, mediaticamente più visibili, assorbono risorse pubbliche. Il risultato è che un territorio aggravato da carenze infrastrutturali – come la tratta che collegherebbe Modica a Scicli – resta isolato e relegato a “zona residuale”.
Gli effetti? Oltre al ritardo infrastrutturale, c’è un serio danno economico e occupazionale per la provincia di Ragusa, che aspetta di potenziare la propria viabilità per attrarre investimenti, potenziare l’aeroporto di Comiso e favorire turismo e logistica. In altre parole: le infrastrutture non sono solo cemento, ma leve di futuro.
In definitiva lo stop (definitivo o temporaneo?) del Ponte potrebbe rappresentare una “finestra di opportunità” per redistribuire le risorse in modo più equo e orientato al Sud-est siciliano. Ma occorre che Parlamento nazionale, Regione ed enti locali collaborino, individuino obiettivi chiari e soprattutto garantiscano che i fondi tornino davvero sul territorio e siano effettivamente spesi, non abbandonati nei cantieri dell’incompiuto.
È una battaglia che riguarda non soltanto chilometri d’autostrada, ma la credibilità della politica, la fiducia dei cittadini e il destino di un’intera area che non può più attendere.



