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Cronaca

Vetro rotto e minacce: a Comiso operatrice sanitaria aggredita

Ragusa Oggi Icona orologio 18 giorni fa
Vetro rotto e minacce: a Comiso operatrice sanitaria aggredita

Quando una semplice richiesta di prenotazione si trasforma in un incubo. A Comiso una nuova aggressione nell’ambito del mondo sanitario.

Nel pomeriggio di venerdì 9 maggio, lo sportello CUP (Centro Unico di Prenotazione) di Comiso è stato teatro di un’aggressione che conferma l’escalation di violenza nei confronti degli operatori sanitari. A rivelarlo è una nota della Segreteria Provinciale FIALS Ragusa, firmata da Gianpiero Magrograssi.

Secondo il sindacato, un utente – ancora senza identità accertata – ha prima minacciato l’operatrice al banco e poi, esasperato dalla richiesta di prenotazioni, ha sferrato violenti colpi contro il vetro divisorio, scheggiandolo e ferendola al volto. L’aggressore, infuriato, ha tentato di oltrepassare la barriera per compiere un’aggressione fisica, ma è stato fermato dalle urla della vittima e dall’intervento di altri colleghi, richiamati dalle grida.

L’operatrice ha riportato stato di agitazione, crisi ansiosa reattiva e una ferita al viso: qualcuno degli operatori ha prontamente allertato il 112, mentre l’aggressore si dileguava prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. La donna è stata trasferita al Pronto Soccorso di Vittoria per le cure del caso e ha successivamente presentato denuncia all’Autorità competente.

Un fenomeno in crescita
Purtroppo, l’episodio di Comiso non è isolato. Solo negli ultimi mesi, in provincia di Ragusa si sono registrati altri due casi di aggressione ai danni di personale ospedaliero, con prognosi variabili e danni strutturali agli sportelli. In Sicilia, a Palermo e Catania, poliziotti e infermieri hanno denunciato attacchi simili; a livello nazionale, l’Osservatorio Salute denuncia quasi 8 aggressioni al giorno in strutture pubbliche.

Il grido d’allarme dei sindacati
“La forza del volontariato e della cura non può essere fronteggiata con vetri rotti e minacce,” commenta Magrograssi. “Chiediamo misure deterrenti: telecamere, vetri antisfondamento, presidi di polizia interna e percorsi formativi per gestire l’utenza difficile.” L’appello è indirizzato alle istituzioni sanitarie regionali e ai Comuni per adottare ogni provvedimento utile a proteggere chi ogni giorno salva vite.

Una sfida culturale
Dietro ogni aggressione si nasconde il deteriorarsi del rapporto tra cittadini e operatori sanitari, vittime di ritardi, carenza di posti e scarsa comunicazione istituzionale. Serve un cambiamento culturale: riconoscere il valore dei professionisti della salute e recuperare il rispetto di un servizio pubblico fondamentale. Operatrici e operatori non chiedono privilegi, ma sicurezza e rispetto: perché salute e cura non possono diventare un campo di battaglia.

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