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Cronaca

Mafia, condannato il “clan Ventura” di Vittoria a oltre 100 anni di carcere

La Spia Icona orologio quasi 4 anni fa
Mafia, condannato il “clan Ventura” di Vittoria a oltre 100 anni di carcere

A Vittoria c’era un’associazione mafiosa “stiddara” che faceva capo a quello che è stato definito “clan Ventura”, storicamente riferibile al clan Carbonaro Dominante. Lo ha definito il Tribunale collegiale di Ragusa che dopo tre ore di camera di consiglio ha pronunciato le sentenze di condanna. Il processo è scaturito dall’operazione “Survivors” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania che si sarebbe imposta a Vittoria e a Comiso tramite un gruppo armato che secondo gli inquirenti (le indagini vennero affidate a carabinieri e Squadra mobile della polizia) era riferibile alla famiglia Ventura. Avrebbe avuto come finalità estorsioni, recupero crediti e controllo delle attività economiche pure del mercato ortofrutticolo e dell’indotto anche attraverso l’intestazione fittizia dei beni.

Ecco le pene comminate: Filippo Ventura che era considerato assieme al fratello Giambattista “Titta” Ventura come promotore dell’organizzazione è stato condannato a 28 anni di carcere (in continuazione con altra analoga sentenza di condanna a 12 anni; 16 inflitti in questo processo). Per lui il Pm della procura antimafia, Raffaella Vinciguerra aveva chiesto 18 di carcere. Anche gli altri sodali accusato di associazione mafiosa sono stati condannati a pene rilevanti. Per Giambattista “Titta” Ventura, 18 anni (21 richiesti); Rosario Nifosì, 16 anni (15 richiesti); Angelo Ventura, figlio di Titta Ventura, 13 anni e 7 mesi (14 anni richiesti); Maurizio Angelo Cutello 12 anni (14 richiesti); Francesco Giliberto 11 anni (13 richiesti); Salvatore Nicotra 10 anni e 2 mesi (16 richiesti) ; Salvatore Macca 9 anni (16 richiesti).

Non luogo a procedere per Giovanni La Terra, Enzo Rotante, Gaetano Cinquerrui per prescrizione del reato di detenzione illegale di armi e porto in in luogo pubblico (il Pm aveva chiesto assoluzione per insufficienza di prove). Il Tribunale collegiale ha poi assolto per non avere commesso il fatto, Emanuele Firrisi (il pm aveva chiesto la condanna a 15 anni) che era accusato di avere fatto parte dell’articolazione del clan a Comiso; Sentenza di assoluzione perché il fatto non costituisce reato per Maria Cappello (4 anni richiesti) per intestazione fittizia di beni; per Vincenzo “Gino” Ventura e Maurizio Cutello per estorsione e tentata estorsione perché il fatto non sussiste. Assolti per non avere commesso il fatto, Salvatore Perucci, Andrea Perucci, Floriana Campagnolo, Claudio Saracino, Tiziana Lizzio, Agostino Glorioso, Salvatore Licitra, Andrea Frasca per non avere commesso il fatto e il Frasca perchè Il fatto non costituisce reato. Anche per questo gruppo, per il quale il Pm aveva chiesto 4 anni di condanna ciascuno, la questione riguardava l’intestazione fittizia di beni. Rosario Nifosì è stato assolto invece dalla imputazione di detenzione e porto di armi in pubblico per non avere commesso il fatto. Giovanni Spadaro, accusato di detenzione e cessione di cocaina è stato assolto perché il fatto non sussiste. Per Rosario Nifosì, Salvatore Macca, Salvatore Nicotra, Giambattista “Titta” Ventura, Angelo Ventura, Francesco Giliberto, Filippo Ventura e Maurizio Cutello il Tribunale ha disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale e la sospensione della potestà genitoriale durante la pena e la incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per due anni. Il Tribunale ha disposto poi il dissequestro dell’azienda Lineapack e la restituzione al legale rappresentante oltre alla restituzione di un appezzamento di terreno agli eredi Perucci. Confiscato invece un altro terreno.

Nell’ambito dello stesso procedimento sono stati celebrati 6 riti abbreviati davanti al Gup e che hanno prodotto sentenze definitive per Giovanni Savio condannato a 11 anni, 1 mese e 10 giorni e Marco Papa a 13 anni e 4 mesi. Tornate in Corte d’Assise le condanne di Pietro Alessandrello a 18 anni e 4 mesi in continuazione di reato (primo grado anni e 4 mesi), Francesco Battaglia 12 anni 1 mese e 10 giorni in continuazione (10 anni in primo grado) ed Emanuele Galofaro, 18 anni in continuazione (16 anni in primo grado); per loro la Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio per la rideterminazione del regime sanzionatorio. Finirono assolti Enzo Giliberto per 416 bis e per l’intestazione fittizia della ditta Lineapack e Angelo detto ‘Elvis’ Ventura, per tentata estorsione. Giovanni Cirmi era stato condannato a 8 anni.

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