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Cronaca

Aeroporto di Comiso, Gianni Scapellato: il Covid un alibi per mascherare tante cose?

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Aeroporto di Comiso, Gianni Scapellato: il Covid un alibi per mascherare tante cose?

“L’aeroporto di Comiso ha una peculiarità: è l’unico aeroporto in Italia di proprietà di un Ente Pubblico Territoriale, cioè del Comune di Comiso. Tutti gli altri sono di proprietà dello Stato. Il sindaco ha un ruolo importante che non ha nessun altro sindaco in Italia in materia di aeroporti”.
Lo afferma Gianni Scapellato, comisano trapiantato in Lombardia, esperto aeronautico e docente alla Supsi (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) di Lugano, già direttore degli aeroporti di Rimini e Milano Malpensa.
Dalla Lombardia alla Sicilia, un ponte che non si è mai interrotto per Gianni Scapellato, in questi giorni in vacanza a Marina di Ragusa. Da lì, dal suo “buen retiro” ha seguito le vicende che riguardano l’aeroporto di Comiso, anche nelle ultime settimane: per ultimo, la cancellazione dei voli di Tayaranjet per Bologna, annunciati a giugno, ma già cancellati. Qualche giorno dopo ferragosto la compagnia ha ammesso che abbandonerà Comiso, almeno per ora.
“Ho letto con stupore, le dichiarazioni di Tayaranjet – afferma Scapellato – il loro portavoce ha affermato che il suo interlocutore non è il sindaco di Comiso, ma solo la società di gestione. È sbagliato: diversamente da altri scali in Italia, il sindaco è il proprietario ed è anche il concedente. Il comune ha indetto la gara per la gestione e l’ha affidata. Inoltre, il Comune è socio della società di gestione. Il sindaco di Comiso è il padrone di casa dell’aeroporto. Non so se il portavoce parli a titolo personale o in nome della compagnia. Ovviamente, la mia non è una difesa del sindaco, che non ha certo bisogno delle mie parole. Ma è un dovere di chiarezza verso la mia città e verso l’aeroporto”.
L’abbandono di Tayaranjet, appena due mesi dopo un annuncio in grande stile, costituisce un nuovo ostacolo per l’aeroporto che, dopo la crisi Covid, fatica a decollare. Dal “Pio La Torre” ad oggi, i voli sono pochi. “Io non entro nel merito delle scelte di Tayaranjet – aggiunge Scapellato – evidentemente sono state fatte delle valutazioni e delle simulazioni erronee. Ė veramente strano che si attivi una rotta in agosto, che doveva durare un anno, e in appena 20 giorni si affermi che essa non è sostenibile”.
“Io vorrei capire cosa sta facendo la Sac per l‘aeroporto di Comiso. Nel 2019 la Sac ha acquisito tutte le quote di Intersac ed è diventato il socio privato unico della società di gestione, Soaco. Era stato detto che questo avrebbe aumentato la sinergia, la capacità di incidere e di programmare una politica gestionale seria, avremmo “fatto rete”. Finora mi sembra che siano stati solo degli slogan. Al di là del Covid, mi sembra che si stia facendo veramente poco o nulla. Il Covid, che ha creato dei problemi reali in tutti i settori del trasporto aereo, pare stia però coprendo e mascherando tante cose. L’aeroporto di Comiso non è un focolaio Covid, potrebbe permettere spazi e sicurezza in assoluta garanzia. Invece, nessun nuovo volo viene attivato a Comiso”.
Il “Pio La Torre” ha adesso una nuova prospettiva: le rotte in continuità territoriale per Roma (bi - giornaliero, con quattro rotazioni) e Milano (giornaliero, con due rotazioni). I voli saranno attivati a tariffa agevolata per i residenti in Sicilia (35euro per Roma e 50 per Milano, oltre alle tasse aeroportuali). Per i passeggeri che non risiedono in Sicilia non si applica nessuna agevolazione.
“Io non credo che la continuità territoriale sia una soluzione per aeroporti come Trapani e Comiso – spiega Scapellato – si tratta di una normativa nata per collegare zone veramente periferiche, come Pantelleria e Lampedusa, come Jersey, Guersney, Mann e Gibiliterra per la Gran Bretagna, le isole Faröer per la Danimarca, le Lofoten per la Norvegia, le Azzorre per il Portogallo. Sono piccole isole, che vivono i disagi della distanza fisica dalle rispettive madrepatria. Non è il caso di Comiso e Trapani. Inoltre, le agevolazioni tariffarie sono solo per i residenti: la continuità territoriale non farà aumentare il numero di passeggeri. Voleranno le stesse persone che avrebbero comunque volato da e verso tali aeroporti anche senza le tariffe agevolate. Non porta vantaggi all’aeroporto, non porta né incremento di passeggeri o turismo. Un aeroporto che vuole vivere di industria del trasporto aereo non deve puntare sulla continuità territoriale. Serve una cultura d’impresa e la volontà di gestire l’aeroporto in modo che esso si leghi allo sviluppo del territorio, riuscendo a inserirlo nei grandi circuiti di volo delle compagnie. La Regione può svolgere un ruolo importante. A mio parere deve assumere la proprietà di tutti gli aeroporti siciliani e avviare una politica di concessione e tariffazione unica da parte dei singoli gestori. Se tutti gli aeroporti siciliani vendono il prodotto Sicilia, lo devono vendere tutti allo stesso prezzo. Dovrebbero applicarsi le stesse tariffe in tutta l’isola. Si dovrebbe aumentare la durata delle concessioni: 40 anni è troppo poco. Chi fa un investimento di 30 milioni, deve spalmarlo su una durata limitata. In Svizzera le concessioni sono di 120 anni, in Germania di 90, in Canada qualche aeroporto, come Montreal, addirittura 350. Con concessioni lunghe ed una politica tariffaria unica per tutta la Sicilia, la prospettiva degli aeroporti siciliani sarebbe diversa. Ma finora non abbiamo trovato questa volontà. E inoltre, lo scorso anno alla Sac si era annunciata la volontà di privatizzare, si era posta la data di giugno 2019. Da più di un anno non si sente nulla: che fine ha fatto l’annunciata privatizzazione della Sac di Catania? E i Distretti dell’Est e dell’Ovest che avrebbero ottimizzato sinergie fra i gestori, “facendo rete”? Nulla. Non se ne parla più. Spero che almeno del cargo aereo a Comiso, formidabile strumento di politica industriale del trasporto aereo, se ne parli. E soprattutto, che si faccia”

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