Forum Operatori Turistici: “Aeroporto di Comiso sotto analisi, investimento pubblico insostenibile”. Chiesto dalla Cna un confronto con il governatore Schifani

COMISO – La Presidenza del Forum Operatori Turistici interviene nel dibattito che circonda l’aeroporto di Comiso. “È una questione che, lo si ammetta – si legge nella lunga nota – racchiude in sé una contraddizione affascinante quanto preoccupante. Siamo di fronte a una logica che sfida ogni principio di sana gestione economica: l’insistenza nel mantenere in funzione un aeroporto, a ogni costo, purché quel costo ricada sistematicamente sul denaro pubblico. Una verità scomoda, che l’esperienza ha insegnato a riconoscere, è che Comiso si è trasformato, nel tempo, in un canale privilegiato per il dirottamento di fondi pubblici – regionali, nazionali, persino europei – verso logiche di puro interesse personale. Questo modello, lo ribadiamo con forza, è semplicemente insostenibile.
Un Prezzo Che Non Dovremmo Pagare: La Nostra Prospettiva
Guardiamo i fatti con la lucidità che proviamo ad avere. Abbiamo già assistito all’investimento di milioni di euro, e altri milioni continuano a essere richiesti. La conclusione, per chi osserva il quadro con obiettività, è univoca: l’aeroporto di Comiso, nella sua configurazione attuale e con le sue prospettive, non risponde alle reali esigenze del nostro territorio. Il pragmatismo, derivante dall’esperienza sul campo, suggerisce una strada ben più produttiva e orientata al futuro. Pensiamo a un potenziamento strategico dell’aeroporto di Catania, già un hub internazionale di riferimento; a una rivitalizzazione delle nostre autostrade; e, soprattutto, alla finalizzazione di una rete ferroviaria efficiente nel Sud-Est della Sicilia. Queste sono le infrastrutture che, con investimenti mirati e intelligenti, produrrebbero un beneficio tangibile e diffuso, sia per il turismo che per la nostra intera realtà sociale, ben oltre quanto un piccolo scalo come Comiso potrebbe mai offrire a costi sostenibili.
Cifre che fanno riflettere: e se pensassimo, es, alla nostra Salute?
Ciò che continua a sorprendere, in questa discussione, è la disarmante superficialità con cui si affrontano i costi milionari. Questo aeroporto, come molti esperti sanno bene, è nato più da dinamiche politiche che da concrete e lungimiranti valutazioni di mercato. Eppure, ancora sembra che nessuno si scandalizzi del fatto che il conto finale gravi, pesantemente, sulle spalle della collettività. Anzi, talvolta si assiste a una sorta di “orgoglio” nel pressare per ottenere ulteriori finanziamenti.
Vorrei condividere un dato eloquente. Non si sa bene il conto economico di questa infrastruttura. Ma ricordo un incontro sullo sviluppo economico del Sud, a Ragusa, dove il Dott. Cappello, già amministratore di Comiso, menzionò una cifra sbalorditiva: 70 milioni di euro spesi solo per tentare di renderlo operativo. Oggi, a distanza di anni dalla sua gestione e dai successivi interventi, è più che lecito ipotizzare che quella cifra si sia avvicinata, se non abbia ampiamente superato, i 100 milioni di euro. Sono cifre forse pubbliche, che si può tentare di verificare nei bilanci e nei documenti di spesa regionali.
Ora, fermiamoci un istante e consideriamo con attenzione cosa si potrebbe realizzare con 100 milioni di euro. E rimaniamo nel solo ambito della sanità pubblica, che dovrebbe essere una priorità assoluta per ogni Stato che si rispetti. Con 100 milioni potremmo acquisire fino a 7 Risonanze Magnetiche (RM) e Tomografie Computerizzate (TC) di ultimissima generazione; robot chirurgici all’avanguardia; ecografi diagnostici portatili per supportare il territorio; o ancora, sistemi di monitoraggio avanzato per le terapie intensive e un potenziamento significativo dell’assistenza territoriale e domiciliare. Non vi sembra che il benessere concreto dei nostri cittadini e non un’infrastruttura con benefici incerti, dovrebbe essere la vera priorità per investimenti di tale portata?
La Chiave È La Privatizzazione: Un Taglio Netto Al Debito Pubblico
Di fronte a un bene così complesso, con proprietà frammentate tra Comune, Stato e Aeronautica Militare (e forse anche quote straniere), la soluzione più chiara emerge con forza, dettata dalla logica economica: la cessione totale e incondizionata ai privati. Certo, si potrebbe valutare un’agevolazione nella fase iniziale per facilitare l’operazione, riconoscendo le complessità legate alle diverse proprietà. Ma il principio deve essere categorico e senza deroghe: nessun altro denaro pubblico, per alcun motivo. Se un operatore privato è in grado di farlo funzionare, avrà la nostra benedizione e il nostro supporto come operatori e come territorio. Se attivo, sarà in grado di sostenere anche una forza lavoro produttiva e concreta. In caso contrario, è inevitabile e doverosa la chiusura. Da una prospettiva di gestione oculata delle risorse pubbliche, una decisione del genere dovrebbe essere presa ora, senza ulteriori esitazioni. Magari dal Presidente della Regione.
Un privato, liberato dai vincoli burocratici del settore pubblico, avrebbe la flessibilità e l’iniziativa per esplorare nuove e più redditizie vocazioni. Pensiamo, ad esempio, a un aeroporto dedicato all’aviazione privata. In passato, con la presenza di realtà di prestigio come il Donnafugata Golf Resort, la mancanza di una simile infrastruttura si è fatta sentire. Un aeroporto privato potrebbe intercettare quel turismo “high spending” che, nonostante le legittime aspirazioni di molti, necessita di elementi e servizi di vera e seria qualità per attecchire e prosperare nel nostro territorio.
Il Cargo: Un Miraggio Costoso E Inefficiente?
L’argomento del cargo, oggi spesso evocato come altra principale giustificazione per l’aeroporto, è, secondo il parere di esperti del settore, ampiamente sovrastimato e contribuisce a confondere le idee. L’ipotesi è che il cargo a Comiso “serva a favorire l’export di prodotti locali” (come i nostri datterini, per citare un esempio comune). Ma si ignora completamente il fattore costi e l’economia logistica. Nessuna logistica seria, infatti, baserebbe il trasporto aereo di merci a basso valore aggiunto su tratte così brevi. Basta chiedere a chi opera nel settore: il vero problema, è poi, non caricare un aereo per Milano, ma garantirsi un carico di ritorno da Milano a Comiso. Il rischio di voli vuoti, come ben si sa, raddoppia in modo insostenibile i costi operativi. In questo contesto, l’efficienza e l’economicità del trasporto su gomma, gestito con professionalità dai privati, rimangono insuperabili per la tipologia di merci e distanze in questione.
Il “Volano Economico”: Un Mantra Da Rivedere Alla Luce Dei Fatti
L’idea che l’aeroporto di Comiso possa essere un “volano economico” per il territorio è un mantra che, alla prova dei fatti e dei numeri, solleva forti perplessità. Concentriamoci sul turismo, un settore che come Forum Operatori Turistici conosciamo molto meglio. Va riconosciuto che l’aeroporto di Comiso ha occasionalmente contribuito ad alcuni flussi turistici, soprattutto legati a compagnie low-cost. Tuttavia, a parte queste specifiche nicchie praticamente sempre finanziate con denaro pubblico anche queste, l’andamento del turismo nella nostra provincia è stato complessivamente positivo anche senza un ruolo preponderante di Comiso. I flussi turistici sono robusti, con alcune fisiologiche variazioni. C’è persino una “continuità stagionale” evidente, che si estende fino a novembre, con prenotazioni già per l’inizio del 2026. E l’aeroporto di Comiso in tutto questo? Francamente, per la stragrande maggioranza dei turisti, è irrilevante. La soddisfazione per l’imponente hub internazionale di Catania è palpabile. Le lamentele, semmai, riguardano la carenza di box per il noleggio auto, la gestione poco professionale o la confusione nei collegamenti con i mezzi pubblici. Ma da Catania a Ragusa, la gente arriva, e arrivano in tanti. È l’autostrada che fa la differenza, non certo Comiso.
I Numeri Parlano Chiaro: L’Aeroporto Non È Fondamentale
Per un’analisi completa e inconfutabile, non limitiamoci ai dati attuali, ancora in fase di consolidamento, torniamo all’anno appena trascorso. L’Istat ha certificato per la provincia di Ragusa nel 2024 un totale di 333.460 arrivi e 1.149.211 presenze. Le variazioni percentuali mostrano una crescita complessiva, nonostante alcune flessioni localizzate. Ad esempio, Santa Croce Camerina ha registrato un -6.8% di presenze, mentre Chiaramonte Gulfi è balzata a un +29.8%, Ragusa a un +11.4% e Scicli, leader indiscussa, a un notevole +31.4%. Questi dati sono inequivocabili: l’aeroporto di Comiso non è un fattore determinante per l’andamento complessivo del turismo in provincia, nonostante le allarmanti previsioni di chi agita lo spettro del rischio turistico (spesso, per poi danneggiare il settore con altre politiche poco lungimiranti).
Certamente, non si può negare che un aeroporto di Comiso, se funzionasse seriamente e senza oneri pubblici, potrebbe portare un valore aggiunto. Ma lo stesso si potrebbe dire per un mega-porto stile Amsterdam a Marina di Ragusa, o un centro di lancio razzi come Cape Canaveral, o una Disneyland a Marina di Modica. Tutto può “servire” in teoria. Ma se il costo per mantenere queste strutture si misura in miliardi di euro di denaro pubblico, la risposta non può che essere un netto: no, grazie. Vi invitiamo a porvi una domanda molto concreta, che dovrebbe far riflettere ogni cittadino: sareste disposti a pagare 5.000 euro all’anno, fissi, per i prossimi dieci anni, per mantenere operativo l’aeroporto di Comiso, che funzioni o meno? L’esperienza suggerisce che la risposta sarebbe un sonoro “no”. Ed anche peggio. Non trascuriamo, infine, il fatto che altre comunità stanno incessantemente “lavorando” ai propri progetti aeroportuali, tutti promettendo uno “sviluppo economico del territorio”. Pensiamo a Messina, che ambisce a un aeroporto a soli 15 km dal “Tito Minniti” di Reggio Calabria. O, a pochi passi da noi, è sorta la “Aeroporto Valle dei Templi S.p.A.”, che nel suo business plan prevede 650.000 passeggeri nel primo anno, destinati a salire a 1.200.000 entro i primi cinque anni, una sorta di miracolo considerando le realtà. Il costo iniziale ipotetico? 125 milioni di euro. E chissà a quanto arriveremo poi per gestione e costi “forzati”. La domanda è retorica e la risposta, purtroppo, sempre la stessa: appena tagliato il nastro e assegnati gli incarichi, a chi chiederanno i soldi per mantenersi?
Il problema più grave, quello insormontabile, è che finché la gestione strategica e la guida di queste infrastrutture rimarranno nelle mani della politica, non si farà alcun progresso reale. L’interesse primario per alcuni ambiti, lo sappiamo tutti, è coltivare il territorio in funzione della tornata elettorale che, appunto, ritorna con un certo ritmo. In tal senso, rischiamo di restare sempre e solo in balia di “Nessuno”, perdendo l’opportunità di un vero progresso per questa parte di Italia. È tempo di smettere di trattare le infrastrutture come giocattoli e iniziare a gestirle con la serietà che meritano, orientando le risorse pubbliche verso il bene comune. Quello vero.
LA CNA CHIEDE UN CONFRONTO CON IL GOVERNATORE SCHIFANI
“Se l’aeroporto di Comiso continua a perdere, visto che non ha mai prodotto utili, è necessario, ora più che mai, comprendere qual è il ruolo che la Regione intende coprire per garantire un sostegno strutturale, e non episodico, agli aeroporti minori. Chiediamo una posizione netta e necessaria sull’intervento dell’esecutivo palermitano perché non è possibile che sul Pio La Torre sia effettuato un trattamento diverso rispetto all’altro aeroporto minore che è Trapani dove, come sappiamo, la Regione non solo ha investito somme importanti ma ha pure compartecipato alla gestione”. E’ quanto hanno affermato i vertici della Cna territoriale di Ragusa, il presidente Giampaolo Roccuzzo e il segretario Carmelo Caccamo, partecipando, lunedì scorso, alla riunione del tavolo tecnico istituzionale convocato sul delicato argomento al palazzo della Provincia di viale del Fante.
“Secondo noi – è stato spiegato dalla Cna – è il nodo cruciale del dibattito, perché la Regione deve esplicitare qual è il proprio reale interesse per l’aeroporto di Comiso. Quindi, non un intervento episodico, come accaduto con i nove milioni di euro per tre anni, aspetto di per sé positivo ma limitato solo a uno specifico periodo di tempo, quanto cristallizzare la necessità di un intervento costante che permetta una pianificazione strutturale verso l’aeroporto di Comiso e non solo per una questione di marketing territoriale. Qui il problema è potere contare su risorse fondamentali per ottenere i voli, ottenere almeno due aerei basati su Comiso, ma soprattutto potere contare su una quantità di passeggeri tale che consentano un’autosufficienza dello scalo comisano”.
“Sono queste le questioni principali che abbiamo posto – spiegano ancora Roccuzzo e Caccamo – e che hanno suscitato un dibattito. Riteniamo che il tavolo tecnico delle associazioni di categoria e sindacali debba assumersi la responsabilità di portare avanti proposte concrete ed unitarie. Questo è stato il nostro appello iniziale che ci ha poi portato ad avanzare la proposta di un intervento diretto con un ruolo definito della Regione. Bene, poi, più che l’incontro con Ryanair, quello con la Sac se si farà nel momento in cui si insedia il nuovo consiglio di amministrazione. Se il tavolo istituzionale intende intraprendere davvero questa strada, è allora opportuno che, assieme alla deputazione regionale dell’area iblea, si faccia carico di chiedere un incontro al governatore per affrontare in maniera compiuta la questione”.